El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Nota biografica | Versione lettura |

poesie da statue linee

marco giovenale

Le sei Statue linee sono parallele ad un più ampio testo, intitolato Delle restrizioni, iniziato nel ’98 e tuttora aperto. Non vi rientrano dunque – e allo stesso tempo ne sono necessitate. Ombre parziali di un corpo più complesso, anche queste poesie flettono metri noti in unità ritmiche “inferiori”, e volentieri segmentano la sintassi, quasi pensandola oggetto deviato otticamente da immersione in acqua. Nella scrittura tutto ha a che fare con la percezione, e con il doppio che ogni evento e oggetto è. L’uso addirittura ossessivo delle spezzature, o di corsivi e parentesi, non segnala un registro laconico né suggerisce indicazioni performative, semmai distribuisce a raggiera le varianti di libertà/ostacolo al passaggio di senso, mantenendo un certo numero di attriti semantici rilanciati – invece che attenuati – dalle frammentazioni. Questa ricerca desidera in tutta umiltà dialogare con le (e quasi rispecchiarsi nelle) osservazioni che Emilio Garroni, nel suo Estetica. Uno sguardo-attraverso, ha dedicato alla terza Critica kantiana in direzione di un «risalimento» – sui casi esemplari di Bernhard e Beckett – delle interrogazioni sul senso-non-senso poste dal secolo che si è chiuso.


*

la parola tesse
la bocca che la parla
la beve fino a farla
essere

*

la ragazza dei cedri
disposta e dorme.

è all’orlo della galleria
lì aspetta -
anche il tempo ha cavo e bordo - non si spiega, le
punte dei capelli dicono
terra, e quasi sente ha - in sogno -
le ragioni degli strati
del sogno, fraying in the cloth -

e che oltre
il rialzo della strada, lato,
dove poi cominciano casetta campanile
i bossi le miliari militari
candide e cani e l’idea dell’area
protetta gli orsi le
verticali, irte, l’intero (in vero) (in vitro)
ha una curvatura ovvero non
inizia, non è iniziato, non
c’è - dice -
creazione, ma solo l’arco - ripreso
daccapo e più

piegato critico a sguardo
chiusa, cripta
che alla fine fonda, lo fonda, eppure o perciò
non rimargina

*

qualsiasi cosa vista
un fotogramma salta
- non sta lì di questo
il vero ma una morte


*

sembra come la mattina molto freddo e presto il molto
alto incubo di Firenze, la stia
che suona ritto legno, l’odore di piallato,
ricci di stagno staffile e segatura che ha nella
notte assorbito orina passaggio e tempo ai corniciai
al rientrare quadro e cubo delle strade
portoni a svellere, catene, nere, vicolo del Leone,
l’arco e dietro il fabbro, quasi su piazza
Tasso, il battilano che trascina il carro
dei ballini di cemento, fumando gelo
schiacciata la ghiandola dio nell’oro i molari
che danno il marcio al vetro quando bevono
olio e le figure delle donne anche minute
che passano e credono che ai loro
profili basti stare muti per salvarsi
dal pensiero


*

piangeva amarissimo
i fogli barrati a verticali
le fourmillement de tous les embryons
respirazione: alveoli: sterco
dicendo ossigeno «at last»
le spiegazioni lasciate ai successivi
circa morendo

*

aperto il pacco, il regalo minore,
la lama ha spezzato e saputo
svellere svelta due grani di derma
disattivato, ma sotto la curva di sangue non ha
perso la sua occasione.
così nel plico è entrato il rosso
una piccola cifra, una piccola presa
del palazzo stemmato,
tutto minato così
tutto sommato

Inizio pagina

Home | Archivio | Cerca

Archivio

Anno 0, Numero 2
December 2003

 

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links