Loubna è arrivata con la sua famiglia dal Marocco quando aveva cinque anni. Oggi ne ha 19, si è appena diplomata con il massimo dei voti e si è iscritta alla facoltà di Scienze politiche. Sin da piccola ha coltivato una passione per la scrittura. Le è sempre piaciuto mettere sulla carta i propri pensieri e le proprie emozioni. Da ragazzina scriveva storielle per le sue sorelline e tante poesie. Poi l'incontro con l'Atelier di Scrittura Creativa dell'Istituto Tecnico Commerciale "Rosa Luxemburg" di Bologna, che le ha permesso di approfondire questa passione e di capire che, proprio grazie alla scrittura, era possibile "stendere" un ponte tra le sue radici marocchine e il suo presente italiano, dando vita a un mondo nuovo, fatto di parole. Oltre ai suoi scritti, in questo numero, ecco un'intervista, una chiacchierata, con questa giovane autrice.
D. Raccontaci qualcosa del corso che hai seguito
R. Non avevo mai saputo che ci fossero dei laboratori dove ci si trovava a scrivere, fino al giorno in cui, nella biblioteca della scuola, ho trovato un foglio su cui troneggiava la scritta "Sull'orlo del silenzio - Atelier di scrittura". Avevo sedici anni, una passione per la scrittura un po' accantonata, e tanta voglia di tirare fuori tutte le mie emozioni. Naturalmente mi sono iscritta e ho avuto la possibilità di partecipare a un'esperienza davvero speciale. Nel gruppo c'erano una ragazza russa, una bulgara, cinque signore di tanti altri paesi, alcune ragazze madri ... e poi Paola, l'organizzatrice, la nostra guida. A ogni incontro Paola ci leggeva dei brani di prosa e anche poesie, che trattavano dell'argomento di cui avremmo dovuto scrivere. Dopo l'ascolto, ognuna si sceglieva un angolino (eravamo in una grande e accogliente cucina di un centro sociale, con tanto di tavolo, divani, poltrone, tappeti) e scriveva. All'inizio, soprattutto le prime volte, le parole facevano fatica a uscire dalla mia penna, ma poi, lentamente, iniziavano a fluire sul foglio come un fiume in piena. Quando tutte avevamo finito ci riunivamo intorno al tavolo e, una alla volta, leggevamo ciò che avevamo scritto. E' stata un'esperienza bellissima.
D. Quali orizzonti ti ha aperto questo corso?
R. Finalmente potevo dare un senso alla mia voglia di scrivere. Avevo trovato il modo per dare sfogo ai miei pensieri e alla miriade di idee che avevo per la testa. Io ho vissuto a cavallo tra due mondi, molto distanti tra loro: la mia famiglia, rigidamente legata alle regole e alle tradizioni del Marocco e il mondo fuori dalle mura di casa, completamente opposto a quello dei miei genitori. Ecco, la scrittura, per me, è diventata un "terzo mondo", una dimensione nuova, tutta mia, che poteva ospitare in libertà sensazioni e pensieri che, altrimenti, sarebbero rimasti chiusi nella mia testa. Grazie alla scrittura io sono "uscita" verso l'esterno e sono riuscita a comunicare agli altri il mio mondo interiore.
D. Credi che questo genere di laboratori possa avere una funzione nell'interculturalità?
R. Sicuramente sì. Se si organizzassero nelle scuole, coinvolgendo ragazzi italiani e stranieri, si favorirebbe l'inserimento (soprattutto linguistico, ma non solo) dei ragazzi stranieri e, nello stesso tempo, si permetterebbe ai ragazzi italiani di arricchirsi in questo scambio reciproco. E' opportuno, però, che gli organizzatori dei corsi non insistano nel sottolineare la presenza dello "straniero" perché si rischia di nuocere piuttosto che promuovere una integrazione.